In un mondo che spesso rinnega i moduli formali del passato, desta interesse un artista come Stefano Giachè che con sobrietà ed equilibrio crea risonanze emotive in opere articolate intorno ad una realtà naturale ed intimista nella quale la presenza dell’uomo si intuisce attraverso ubertose campagne, paesaggi popolati di ruderi che trasudano storia sempre in primo piano, scorci, piazze silenziose con monumentali chiese, fiori recisi ma palpitanti di vita, tutta una natura che conserva nel tempo il fascino intatto di immagini di arcaica bellezza.
È un discorso poetico che descrive ed idealizza in una vasta gamma di colori solari che vanno dai verdi squillanti, personalissimi, agli arancio, ai rosa pallidi striati raffigurazioni di grande suggestione che mostrano una approfondita ricerca di tecniche ma anche una mano che ha acquisito sicurezza nel segno con anni di studio di ceramica ed una sensibilità particolare che gli permette di creare sulla tela con toni caldi ed assolati romantiche ed indimenticabili visioni.
Dott.ssa Mara Ferloni
(critico d’arte)
Pubblicato su “SEGNI D’ARTE” anno XIII Speciale n.1, giugno 2008