L’oro dei tramonti sulle arcate antiche, in una passeggiata di papaveri e cardi ed il verde delle gemme di primavera: questi i colori dell’impegno creativo di Stefano Giachè.
Un tuffo nel passato, per cercare dietro ogni colonna spezzata una divinità nascosta e scherzosa, pur nella serietà di una dilatazione della storia che percorre i suoi resti, talora in una corsa contro il tempo, il cammino che lega Roma con la campagna di Capannelle e Ciampino. Gli occhi dell’artista scrutano e riproducono con meraviglia le immagini assolate, talora desolate di una pietra miliare, del frammento di un arco, di un paesaggio quasi arcadico, nel quale ninfe e muse ancora danzano inghirlandate, per catturare un satiro o ispirare un nostalgico. Stefano Giachè disdegna tecniche superate e accarezza i suoi dipinti con lo sguardo impregnato dei colori della terra e dell’erba dopo la pioggia. Il risultato è tenue e delicato, anche quando a predominare nelle tele brillano il rosso dei papaveri o il giallo delle ginestre. Ogni creazione dell’artista si distingue per grazia e precisione di particolari, dai sassi che coronano una colonna in frantumi, come se ognuno di essi fosse un’immane perdita per chi guarda e per chi vuole fermare nella sua pittura lo sfacelo di coloro che nel passato hanno profuso l’ingegno in opere degne di eternità.
Prof.ssa Anna Filomena Santone
(scrittrice)
Pubblicato su “L’attualità” periodico mensile di società e cultura – n. 1 – Gennaioo 2009